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NOCE BLANCHE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 marzo 1990
 
di Jean-Claude Brisseau, con Vanessa Paradis, Bruno Cremer (Francia, 1989)
 

"Storia fin troppo prevedibile, per non essere difficilissima da filmare, quella dell'insegnante ultra cinquantenne che s'innamora della propria allieva diciassettenne: la Lolita ingenua e perversa alla ricerca del padre, le esitazioni del maestro, i sospetti della moglie, lo scandalo...

Eppure, già sul piano della sceneggiatura, Brisseau capovolge, in un finale tra i più belli e terribili che ci abbia offerto il cinema francese, la logica da romanzo d'appendice. Esiliato in una scuola di provincia, solo con due uova al tegame nell'appartamento disfatto, l'insegnante al quale Bruno Cremer presta tutto il peso fisico di una presenza sconvolta, è la tipica vittima della tradizione melodrammatica: non tanto il soprassalto di una dignità ormai all'usura, piuttosto l'impossibilità materiale di continuare una relazione quasi contro natura (e sicuramente contro le leggi della morale sociale) hanno costretto il protagonista ad allontanarsi per sempre dall'oggetto della propria passione. Ma, un anno dopo, il professore riceve una telefonata dalla polizia: la giovane, che aveva affittato a sua insaputa una stanza la cui finestra si apriva alla vista dell'aula dell'amante scomparso, si è lasciata morire di fame. Sul muro, sopra il letto sul quale giace il corpo di Matilde, un messaggio gli è destinato: "L'océan François, il y a l'océan".

Visto fino a quell'istante dalla prospettiva dell'uomo, ecco che improvvisamente tutto è rimesso in questione: NOCE BLANCHE diventa il film di una passione lucida e coerente, l'atto di accusa di una ragazzina (con il fisico acerbo della fragile cantante Vanessa Paradis, assolutamente perfetta) nei confronti di un mondo supposto adulto, e mollemente incapace di assumere le proprie responsabilità. L'oceano, di fronte al quale si ritrova l'uomo nell'inquadratura finale, è ormai qualcosa del tutto diverso da quello accennato sul graffiti: non più il simbolo di quell'assoluto al quale aspiravano (in maniera così dissimile) gli amanti, ma il segno disperato di una sconfitta che non è soltanto sentimentale. Ma sociale, intellettuale e spirituale.

NOCE BLANCHE deve la sua riuscita alla forza del contrasto che lo governa. Alla volontà di lasciarsi andare, come nei grandi melodrammi della tradizione, al piacere dei sentimenti, senza limiti o preconcetti, senza evitare lo scoglio della convenzione come quello della ricerca della bellezza: ma di farci accettare ognuno di questi eccessi grazie al rigore inappuntabile dello stile.

Se Brisseau, in un film che solo apparentemente sembra più contemplativo del precedente e violento DE BRUIT ET DE FUREUR, riesce una volta ancora a spingersi ai limiti dell'esprimibile, è per la forza con la quale costruisce le proprie inquadrature, domina il colore, valorizza gli spazi dell'ambiente, imposta la recitazione degli attori .

Perfettamente dominato nell'esaltazione della passione, il film diventa allora una riflessione sulla difficoltà, per il mondo della conoscenza, di raggiungere quello del misticismo."


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